LA PRESENZA CRISTIANA NEI SOCIAL NETWORK: costruire relazioni autentiche nell’era digitale

Stefania Cattin[1]

Abstract

L’evoluzione dei social network ha trasformato radicalmente la comunicazione globale portando con sé benefici e rischi. Autenticità e comunicazione occupano il posto centrale del dibattito perché i social non sono solo strumenti, ma luoghi dove si condividono esperienze di vita vera. Per tale motivo, la Chiesa, invita i cristiani a riflettere sul tipo di umanità manifestata anche in questi luoghi e invita a trasformare le connessioni virtuali in vere relazioni umane. Promuovere relazioni autentiche richiede attenzione all’ascolto, discernimento e verità. La Pastorale esorta a una presenza digitale che ispira e unisca, riflettendo l’amore di Cristo.

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L’ESODO SALVIFICO IN RISPOSTA ALLA CHIAMATA DI DIO “VA’ PER TE”. Un filo rosso tra Abramo e la sposa del Cantico

Maria Cristina Grillini[1]

Abstract

Questo contributo parte dall’assunto che, se tutta la Scrittura è un unico e articolato testo con cui Dio rivela all’uomo sé stesso, l’infinito amore col quale lo ha creato e l’intimo desiderio di relazionarsi con lui, allora ogni essere umano, se vuole conoscere Dio e il suo progetto sul mondo, può attingere al sacro testo per trovare le risposte, indipendentemente dalle coordinate spazio-temporali in cui vive. Se Dio, infatti, attraverso la sua Parola vuole raggiungere il cuore di ciascuno, è piena libertà di ogni uomo scegliere se avventurarsi nella lettura, magari adoperandosi per riconoscere tra le innumerevoli pieghe della Parola i tesori che contiene: in questo gli studiosi dell’antica tradizione rabbinica e i padri della Chiesa (Origene in particolar modo) ci sono maestri. Sulla scia del loro approccio ermeneutico si vuole qui evidenziare come, leggendo insieme la vicenda di Abramo e della sposa del Cantico, alla luce di una particolare locuzione in esse ripetuta, si possano ricavare interessanti e utili indicazioni esistenziali.

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LA DECISIONE COME ALGORITMO? L’ibridazione in ambito giuridico

Alfreda Manzi[1]

Abstract

Nuovi algoritmi concludono contratti, prendono decisioni, elaborano raccomandazioni, consigli. Si pensi agli assistenti digitali Siri, Google Assistant, Alexa o Cortana.
In diritto, i settori coinvolti sono la privacy, la prevenzione danni, la cyber giustizia, in cui la legge viene applicata automaticamente. È in gioco non solo la libertà di scelta degli utenti, la loro identità e la loro capacità di relazioni umane. Soprattutto, è a rischio il fondamento umano dell’ordinamento positivo con sanzioni e il dover essere della norma giuridica.
Allo scopo di approfondire questo tema, intendo analizzarlo in modo interdisciplinare con la sociologia relazionale di P. Donati.

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L’ ITALIA DELLE RELIGIONI. Prime istruzioni per l’uso

Brunetto Salvarani[1]

Abstract

La diversità culturale e religiosa, in realtà, non è un prodotto della modernità. Appartiene alla storia di tutte le comunità umane.
La religione si offre in generale quale risposta di senso alle domande fondamentali dell’uomo e della donna di ogni epoca storica. Questo mette necessariamente le religioni non solo in dialogo tra loro, ma anche con le diverse forme di interpretazione atea o non religiosa della persona umana e della storia, che si trovano ad affrontare le stesse domande di senso.
L’articolo motiva all’elaborazione di una teologia pubblica ecumenica come possibile aiuto per trovare risposte più efficaci e credibili per le sfide della contemporaneità.
Le nostre città stanno cambiando, e stanno cambiando in fretta: fra l’altro, diventano di giorno in giorno sempre più multiculturali e multireligiose, aggettivi che ci siamo abituati a utilizzare con grande facilità, ma in genere senza riflettere adeguatamente su che cosa significhino per il nostro vissuto quotidiano. Perché adottare la prospettiva interculturale, la promozione del dialogo e del confronto tra culture, di orientamento religioso o no, nella vita sociale urbana non comporta solo limitarsi a organizzare strategie di integrazione più o meno calibrate o adottare misure compensatorie di carattere speciale, ma piuttosto assumere la diversità come paradigma dell’identità stessa della comunità civile.
Uno scenario (e un imperativo) che, già delicato di suo, appare in questi ultimi anni tanto più pressante, incalzato dalle cronache nazionali e internazionali: tempo affollato di crescenti paure, solitudini e insicurezze, di ricerca affannosa di facili capri espiatori, ma anche di conferme del fatto che, piaccia o no, sull’educazione al dialogo (anche a quello interreligioso!) e all’interculturalità si giocherà una buona fetta di futuro di questo paese, e dell’intera Europa. In vista, auspicabilmente, di un’autentica convivialità delle differenze (don Tonino Bello) e di quello che papa Francesco, nell’esortazione Evangelii gaudium, definisce il «dialogo sociale per la pace».[2]
Questo il panorama con il quale quanti si trovano oggi a essere docenti di IRC, o si accingono a diventarlo, sono chiamati a fare i conti. Più ancora che una questione di contenuti, si tratta di un indispensabile cambiamento di mentalità, nel contesto di quello che lo stesso Bergoglio ci ha abituato a definire un vero e proprio «cambiamento d’epoca».[3]

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PRESENTE, POVERO, SPOSO. Brevi appunti sulla cristologia di Lumen gentium

Fabio Quartieri[1]

Abstract

L’articolo offre alcune piste di lettura in merito alla cristologia che traspare dalla Costituzione dogmatica Lumen gentium. In concreto, vengono compiuti tre sondaggi di varia natura: 1) mettendo in rilievo una certa insistenza sul tema della presenza e della azione attuale di Cristo nella Chiesa; 2) commentando brevemente i due passaggi della costituzione ritenuti più significativi dal punto di vista cristologico (LG 2 e 8,3); 3) dando conto degli apporti cristologici veicolati tramite il rimando ai Padri della Chiesa.

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