L’autrice, l’autore (o gli autori) che vuole presentare e pubblicare un articolo sulla rivista «Religione e Scuola» è tenuta/o a garantire l’originalità del suo articolo, sia in quanto inedito, sia in quanto non plagiato.

Per essere pubblicati gli articoli dovranno essere accettati dalla Direzione della Rivista.

Si prega di inviare gli articoli in un file salvato in formato word per Windows. Il testo sarà inviato in allegato all’indirizzo religionescuola@fter.it

In fase di preparazione per la pubblicazione, i testi vengono sottoposti a editing, nel corso del quale potranno essere apportati tagli e modifiche dove necessario. Se le modifiche non si riducono a correzioni di refusi e questioni grafiche, il testo modificato viene rinviato all’autore per avere il suo nulla osta prima della pubblicazione.

I documenti iconografici (immagini, grafici, tabelle, ecc.) devono risultare di buona qualità. Risoluzione minima per le immagini: disegni a tratto, foto sia in bianco e nero sia a colori: 300 dpi.
Le immagini vanno giustificate al centro della pagina senza testo a lato.

L’articolo dev’essere accompagnato da un abstract (max. 10 righe) in italiano e da parole chiave che permettano di classificare l’articolo (non più di 4 parole).

Per la sezione Studi l’articolo non deve superare le 20mila battute spazi inclusi. Per la sezione Focus IRC l’articolo non deve superare le 15mila battute spazi inclusi

Si riportano alcuni criteri per la presentazione dell’articolo:
a) Usare carattere Arial corpo 12, interlinea uno, giustificazione a sinistra;
b) Usare il tasto Enter (a capo) soltanto in cambi paragrafo;
c) Non usare comandi di sillabazione;
d) Non usare doppi spazi per allineare o far rientrare il testo;
e) Il titolo dell’articolo dovrà essere scritto in grassetto, ma la redazione si riserva di modificarlo.

Le note a piè pagina, da numerare progressivamente e con carattere 10 (Arial), riguarderanno solo apparati critici e/o approfondimenti bibliografici.

Non si riporta una bibliografia finale. I testi di approfondimento a cui si rimanda sono quelli che compaiono in nota.

Per l’apparato critico si fa riferimento alle seguenti norme:

Libri
– J. L. MORAL, Cittadini nella Chiesa, cristiani nel mondo. Antropologia, catechetica ed educazione, LAS, Roma 2017.
– C. PASTORE – A. ROMANO (a cura di), La catechesi dei giovani e i new media nel contesto del cambio antropologico-culturale, Elledici, Torino 2015.

Dizionari
– C. BISSOLI, Bibbia, in J.M. PRELLEZO – G. MALIZIA – C. NANNI (a cura di), Dizionario di Scienze dell’Educazione, 2a edizione riveduta e corretta, LAS, Roma 2008, 142-145.

Riviste
– M. WIERZBICKI, «Educazione religiosa nell’epoca di crisi educativa e benessere: la progettualità pedagogica nel contesto europeo», in Orientamenti Pedagogici 61 (2014) 4, 857-871.
– D. FARES,«A 10 anni da Aparecida. Alle fonti del pontificatro di Francesco», in La Civiltà Cattolica 168/II (2017) 338-352.

Documenti ecclesiali
– FRANCISCUS, Litterae apostolicae motu proprio datae Quibus nonnulle normae Codicis Iuris Canonici immutantur, 31 maggio 2016, in «Acta Apostolicae Sedis» 108 (2016) 6, 602-616.
– CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Dichiarazione sull’educazione cristiana Gravissimum educationis, 28 ottobre 1965, in Enchiridion vaticanum, 1. Documenti ufficiali del Concilio Vaticano II. Testo ufficiale e versione italiana, EDB, Bologna 131985, nn. 819-852.

Sigle
Cfr.      Confronta
Ivi 35.  Stesso autore, stesso libro ma cambia la pagina rispetto alla nota precedente
ID.       Stesso autore, libro diverso rispetto alla nota precedente

Siti Internet
Fare riferimento solo a siti istituzionali o particolarmente autorevoli
Esempio: www.vatican.va [data di consultazione]

Esemplificazione
Fu Heidegger a introdurre, più o meno in quest’ottica, i termini autenticità e inautenticità. Egli descrive l’autenticità come «appropriazione di sé»: quanto più un uomo è se stesso tanto più è autentico, si tratta cioè di vivere un’esistenza guidata «dall’esser-sempre-mio».1 Per lui, quindi, l’autenticità è “appropriazione”, cioè far sì che le cose e le esperienze siano proprie, e dato che – come spiega G. Vattimo – la cosa «non è mai semplice-presenza bensì strumento», ne viene che «appropriarsi della cosa vuol dire anche, più radicalmente, assumerla dentro il proprio progetto di esistenza».2
1 M. HEIDEGGER, Essere e tempo, Longanesi, Milano 1976, 65.
2 G. VATTIMO, Introduzione a Heidegger, Laterza, Roma-Bari 1982, 42.