Alla ricerca di parole nuove per una fede comprensibile e desiderabile

Elena Vallara[1]

Abstract

Il cambiamento è parte integrante della storia, il suo motore; Il linguaggio è sempre coinvolto, a volte travolto dal cambiamento. La Chiesa oggi stenta a trovare la via del rinnovamento e il linguaggio ecclesiale riflette un certo immobilismo, specchio di una generale incapacità – o una scarsa volontà – di lasciare andare ciò che oggi risulta irricevibile per l’umano che abita il nostro mondo, di ripensare e ri-dire la fede in modo più comprensibile e attraente, non già per smania di proselitismo ma per continuare a offrire l’annuncio del Vangelo a una umanità che oggi ha tanto bisogno di riscoprirlo. Occorre, ancora e sempre, ripartire da Gesù, dal suo «stile»; riconoscere nel mistero dell’Incarnazione il punto di incontro tra Dio e l’umano di ogni tempo e luogo; assumere che nella voce, nelle richieste più o meno espresse, nei desideri e nei bisogni dell’umano risiede la voce dello Spirito che orienta il cammino dell’umanità e della Chiesa.

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Esserci, nel tempo della complessità

Maria Antonia Chinello[1]

Abstract

L’articolo presenta criticamente il documento “Verso una piena presenza. Riflessione pastorale sul coinvolgimento con i social media” (2023) del Dicastero vaticano per la Comunicazione Sociale. Il testo è frutto di una riflessione che ha coinvolto esperti, educatori, giovani professionisti e leader, laici, religiosi e clero, nella speranza di favorire una riflessione comune sulle esperienze digitali, incoraggiando sia gli individui sia le comunità ad adottare un approccio creativo e costruttivo, che possa favorire una cultura della prossimità. Una prossimità che è la “cifra” della presenza della Chiesa nel mondo della comunicazione.

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Dostoevskij e la questione della “vita”: un confronto con Nietzsche

Cecilia Boni[1]

Abstract

È noto il modo in cui Nietzsche ha inteso il nichilismo sia come processo di disgregazione della metafisica occidentale, sia come negazione dei valori vitalistici da parte della tradizione cristiano-platonica. Se il progressivo svuotamento da parte della filosofia occidentale delle proprie certezze descritto da Nietzsche è indubbio, meno certe sono le ragioni per le quali il filosofo tedesco abbia visto nel pensiero cristiano una posizione necessariamente contraria alla vita. Si può infatti ravvisare nell’esistenzialismo cristiano contemporaneo, in particolare nel pensiero di Dostoevskij in quanto precursore del filone russo di tale prospettiva, un tentativo di recuperare la centralità del singolo e delle sue concrete esperienze di vita nel fenomeno religioso. Si tenterà dunque di mostrare come la profonda aderenza alla vita caratterizzi le riflessioni dostoevskiane facendo riferimento alle opere Memorie del sottosuolo, L’idiota, I demoni e Diario di uno scrittore.

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La creazione tra scienza e fede in “Dal Big Bang ai buchi neri” di Stephen Hawking

Vincent TOGO[1]

Abstract

L’articolo esplora il dialogo tra scienza e fede sul tema della creazione attraverso l’analisi dell’opera di Stephen Hawking Dal big bang ai buchi neri. Dopo una breve biografia dell’autore e una presentazione del suo contributo scientifico, viene presentata la creazione dell’universo con la lente della fede e della scienza. Vengono descritte in particolare la teoria del Big Bang e l’evoluzione del pensiero di Hawking riguardo alla creazione, dalla sua iniziale adesione alla teoria del Big Bang alla successiva posizione su un universo non creato e infinito. L’articolo si conclude con una sintesi delle diverse posizioni sulla creazione dell’universo, in particolare sul ruolo di un Dio creatore, suggerendo che scienza e fede, sebbene spesso percepite in conflitto, possono offrire prospettive complementari su alcune delle domande profonde come quella delle origini del mondo.

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Quale teologia per gli istituti superiori di scienze religiose?

Marco Tibaldi[1]

Abstract

Lo studio prende in esame gli stimoli che provengono alla teologia dall’istituzione degli ISSR. Siccome la loro natura specifica, rispetto ad altri percorsi accademici, è quella di cercare una nuova sintesi tra fede e cultura, anche la teologia che in essi viene elaborata deve assumere questa connotazione. È questa anche la sfida che papa Francesco invita ad accettare nella fase di cambiamento d’epoca in cui siamo. In questa linea, a giudizio dell’autore, una opportunità ancora poco presente nel panorama italiano è data dall’assunzione delle categorie della semiotica di C. S Peirce, uno dei massimi logici e filosofi del secolo scorso, le cui teorie son state recepite in un filone di studi denominato Teosemiotica.  Dopo averne presentate alcune coordinate, ne vengono date alcune possibili applicazioni, a cominciare dalla teologia trinitaria, in ordine alla definizione dell’importante categoria di relazione.

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