Anna Laura Lucchi[1]
Abstract
Il 18 giugno 2015 viene resa pubblica la seconda lettera enciclica di papa Francesco dal titolo Laudato Si’. Sulla cura della casa comune (LS), con l’obiettivo di dare un contributo per affrontare con speranza la crisi ambientale e sociale in cui si trova immersa l’umanità. Come in ogni fase di cambiamento, risulta quanto mai urgente prendere sul serio e dare nuova forza soprattutto al compito educativo, evento fondamentale per la crescita e la rigenerazione della società. Il contributo mette in luce come il testo dell’enciclica sia estremamente ricco anche di suggestioni pedagogiche, in continuità con l’attenzione costante che il pontefice ha dedicato all’esperienza educativa e proporrà il dado della terra come strumento didattico per calare nella realtà scolastica il messaggio della LS.
1. Per una nuova antropologia
Con la pubblicazione dell’enciclica LS[2] l’obiettivo di papa Francesco non è semplicemente quello di sensibilizzare su tematiche cosiddette verdi, ma è più propriamente quello di: «prendere dolorosa coscienza, osare trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo, e così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare».[3] La sofferenza a cui ognuno di noi è chiamato non è un dolore fine a sé stesso, ma è finalizzato alla nascita di un mondo nuovo. L’immagine più evocativa è quella delle doglie del parto, terribilmente dolorose ma necessarie perché avvenga una nuova nascita.
L’invito a prendere su di sé le sofferenze del mondo è in vista di una conversione interiore ed esteriore, che si manifesta concretamente in nuovi e più consapevoli stili di vita. Inserita in questa prospettiva, la proposta dell’ecologia integrale si delinea sempre di più come un paradigma concettuale e come un percorso spirituale,[4] che riesce nel difficile compito di tenere insieme fenomeni complessi. La crisi ambientale attuale, infatti, è solo una faccia di una più complessa crisi umana e sociale e il cammino verso possibili soluzioni non può che cominciare da una seria riflessione antropologica. Matteo Prodi propone di cristallizzare la figura umana così come emerge dalle pagine della LS nell’homo responsus.[5] Nella frustrazione di non trovare in nessun animale creato qualcuno di simile a lui, l’uomo si scontra con il proprio limite e da lì parte per cercare nell’altro un aiuto che lo supporti verso la propria piena realizzazione e, nello stesso tempo, offre all’altro sé stesso come dono. «È responsus e non respondens perché innanzitutto l’uomo riceve la vita e solo dopo offre all’altro le sue risposte».[6] La relazione tra gli esseri umani risulta quindi primariamente mediata dalla categoria del dono di sé come unica possibilità di cercare insieme il senso della propria esistenza e dell’intera realtà. Alla luce dell’antropologia proposta, gli uomini e le donne possono riscoprirsi fratelli valorizzando il proprio limite, punto di partenza per la costruzione di una relazione che fa del dono di sé e dell’accoglienza dell’altro il fondamento dello stare insieme. Individualismo e ricerca di immediata soddisfazione dei propri bisogni vengono così sostituiti da fratellanza e cura dell’altro, antidoti primari per la rigenerazione della società e fondamenta di una proposta educativa secondo i principi della LS. Come, infatti, sottolinea papa Francesco: «l’educazione sarà inefficace e i suoi sforzi saranno sterili se non si preoccupa anche di diffondere un nuovo modello riguardo all’essere umano, alla vita, alla società, alla relazione con la natura».[7]
2. Dinamismi pedagogici nella Laudato Si’
Dall’analisi delle pagine di LS emergono in particolare quattro linee guida principali che possono fungere da traccia per l’azione pedagogico-educativa: la conversione, la creatività, la cura e le virtù. «La conversione si situa all’inizio del processo educativo»,[8] e nella LS viene specificata la sua natura ecologica in risposta all’improcrastinabile bisogno di educare ad un nuovo modo di rapportarsi alla casa comune e agli altri. «L’educatore sarà quindi chiamato ad accompagnare i suoi alunni ad assumere con umiltà i limiti della condizione umana così come le grandi potenzialità in cui si può sviluppare»,[9] ad esempio, facendo conoscere realmente agli allievi situazioni di ingiustizia sociale e degrado ambientale, affinché possa nascere spontaneamente in loro il desiderio di iniziare processi di cambiamento e dare il proprio contributo ad un mondo migliore. Per raggiungere cambiamenti duraturi nel tempo, è essenziale attivare percorsi comunitari che mettano insieme le forze al servizio del bene comune.
L’istituzione scolastica, quindi, può rivestire un ruolo da protagonista in questa spinta al cambiamento. Uno dei frutti principali di un cammino di trasformazione profonda è anche la capacità di sviluppare uno sguardo creativo sulla realtà e sui problemi, vecchi e nuovi, che circondano l’umanità e, in ambito educativo, la creatività è uno strumento essenziale.[10] Chi educa è chiamato a utilizzare questa capacità nell’ideare percorsi educativi, coltivando a sua volta questo talento nei propri studenti.
Lucía Buj Vicente e Laura Menèndez Monzonís suggeriscono che per raggiungere questo obiettivo sia vantaggioso allenare un nuovo modo di avvicinarsi al reale fondato sulla contemplazione e sullo stupore.[11] Questi due atteggiamenti, infatti, accendono la creatività e aprono l’essere umano a nuove possibilità che valorizzano ciò che viene visto ogni giorno ma troppo spesso ignorato. I processi di apprendimento guidati dallo stupore saranno dunque esperienze di continua scoperta, che sfidano l’intelligenza e stimolano la curiosità, intercettando anche la dimensione cognitiva ed emozionale degli educandi. Da uno sguardo contemplativo che abbraccia la realtà con stupore nasce un giudizio guidato dalla compassione e un’azione improntata sulla cura, tassello antropologico essenziale per l’antropologia alla luce della LS.
Per implementare una pedagogia della cura nelle aule scolastiche, la filosofa ed educatrice statunitense Nel Noddings propone quattro strategie.[12] Innanzitutto, è necessario per coloro che vengono educati avere modelli a cui ispirarsi. Anche papa Francesco propone numerosi esempi che possano ispirare chi legge l’enciclica.[13]
Una seconda strategia è il dialogo ed è la stessa prospettiva che anima la scrittura della LS che fin nelle parole d’apertura rende esplicito l’intento di «entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune».[14]
Un’ulteriore strategia pedagogica è dare ampio spazio alla pratica. Per insegnare una mentalità della cura è quindi indispensabile immergere gli educandi in azioni di cura: proporre loro di realizzarle in prima persona e creare occasioni in cui siano testimoni delle azioni compiute dagli altri. Affinché questo patrimonio si traduca in apprendimenti significativi è utile investire del tempo per una riflessione comunitaria condivisa in cui la vita stessa vissuta dagli allievi diventi l’oggetto della proposta educativa.
L’impegno pedagogico a favore di un’ecologia integrale comincia proprio nel progettare percorsi didattici che diano ampio spazio all’esperienza, sull’esempio dei tanti «educatori capaci di reimpostare gli itinerari pedagogici di un’etica ecologica, in modo che aiutino effettivamente a crescere nella solidarietà, nella responsabilità e nella cura basata sulla compassione».[15]
Il quarto ed ultimo passo per una pedagogia della cura riguarda lo sforzo pedagogico di incoraggiare e fare emergere il meglio dei propri studenti. Tutto questo deve essere accompagnato da una riorganizzazione delle istituzioni educative affinché si profilino come vere e proprie «comunità della cura»[16] con chiarezza nella progettualità educativa, coordinamento tra tutti gli agenti coinvolti nell’educazione e un solido legame tra la scuola ed il contesto sociale in cui è inserita, affinché possano moltiplicarsi le opportunità di apprendimento e gli educandi siano sempre più motivati a prendersi cura dell’ambiente in cui vivono e dell’intera casa comune. Come ultimo passo, per perseguire l’impegno ecologico in un’ottica di ecologia integrale, è necessario rimettere al centro un’etica delle virtù che impregni sempre di più l’educazione dei più giovani.
Per realizzare questo ambizioso obiettivo è necessario porre attenzione in primis alle comunità particolari a cui si appartiene in cui si esplicita lo sviluppo delle virtù. La scuola può agire da ponte tra le famiglie e le altre comunità primarie e la società e per svolgere questo ruolo deve scegliere se essere una comunità o solo un’istituzione burocratica e, alla luce di questa scelta di campo, prestare attenzione al clima, alla qualità delle relazioni, al modello proposto dagli insegnanti.
Per realizzare una pedagogia che coltiva le virtù, è importante progettare un’azione educativa che valorizzi la pratica, l’esperienza e le relazioni, favorendo la comprensione delle azioni come esemplificazioni di virtù che in questo modo si percepiscono realmente presenti nell’azione stessa. Lo stesso papa Francesco non si stanca di esplicitare l’impegno ecologico declinandolo in semplici pratiche quotidiane che ripetute concorrono nella formazione del carattere delle persone impegnate nella cura della casa comune.
Nel testo dell’enciclica il papa incoraggia a nutrire molte virtù tra cui, la gratitudine,[17] la giustizia,[18] la fortezza.[19] Evidenzia, inoltre come la sobrietà e l’umiltà siano quanto mai necessarie per affrontare la crisi ecologica. Queste virtù si oppongono a ciò che la società consumistica e tecnocratica vuole favorire e per questo in poche righe Francesco si impegna anche in una loro riabilitazione e comprensione profonda.
3. Una proposta didattica: il dado della terra
Alla luce di quanto approfondito, desidero ora proporre una progettazione che recepisce e traduce in pratica didattica i nuclei pedagogici dell’enciclica. Questa progettazione è pensata per una classe prima di scuola secondaria di primo grado, ma è facilmente adattabile anche ad altre fasce d’età. L’obiettivo è introdurre gli studenti alla logica dell’ecologia integrale, aprendo spazi di speranza sulla possibilità che ognuno ha di portare il proprio contributo positivo per il futuro del mondo.
Al centro di questa proposta vi è lo strumento del dado della terra, il cui utilizzo rende semplice e divertente il cammino verso una profonda conversione ecologica personale e comunitaria. Il dado della terra è stato ideato da John Mundell, imprenditore americano, per stimolare comportamenti responsabili nei confronti del pianeta e degli altri esseri umani.[20] Su ogni faccia del dado è riportato uno dei seguenti motti ispirati alla LS: siamo tutti collegati, scopri cose incredibili, ogni cosa è un dono, solo ciò che è necessario, sorridi al mondo, il momento è adesso.
La sfida è quella di lanciare il dado e cercare di tradurre in azioni concrete la frase comparsa dopo il lancio. Prima di presentarlo in classe, può essere utile esplorare come gli studenti si collochino dal punto di vista esistenziale riguardo al tema dei cambiamenti climatici, proponendo ai ragazzi di associare un’emozione al tema. Nella mia esperienza, ho preso atto che in molti di loro questo tema suscita rabbia, per aver ereditato una situazione compromessa, paura per le tante immagini di devastazione e per i possibili effetti futuri o, al limite, disinteresse per la convinzione di non avere il potere di modificare lo status quo. Ho dedicato le lezioni successive all’approfondimento di alcuni nuclei tematici principali dell’enciclica LS. Durante questo tempo, attraverso attività dialogiche e coinvolgenti, si possono fare emergere soprattutto le linee portanti del pensiero ecologico cristiano e di come, all’interno di questa cornice, si delineino le principali concezioni antropologiche e sull’ambiente.
Alla luce di questo approfondimento, ho presentato agli studenti lo strumento operativo del dado della terra. In un primo momento è utile analizzare insieme i sei motti presenti sulle facce del dado, sottolineando in modo particolare i legami con le suggestioni presenti nella LS e focalizzando l’attenzione a come possano essere concretizzati nell’esperienza quotidiana di ciascuno. Per scoprire cose incredibili, infatti, è necessario avvicinarsi al mondo e agli altri con uno sguardo ricco di stupore che porta alla contemplazione e alla gratitudine.
Quando ci si lascia interpellare da ciò che accade e da ciò che ci circonda si scopre che il momento è adesso, questo è il momento propizio per un cambiamento guidato da un sentimento di profonda fratellanza tra tutto il genere umano. Con il motto siamo tutti collegati, viene ripreso letteralmente uno dei temi teologici chiave della LS. Leggere questa frase ricorda la natura relazionale che accomuna gli esseri umani e l’intera creazione. Mettere in pratica questo motto rende evidente che i comportamenti di ciascuno, per quanto piccoli, hanno un grande impatto sulla globalità.
Tutto è un dono quando si capisce profondamente che niente ci appartiene ma è possibile godere di ogni istante di bellezza gratuita con gratitudine verso il datore di ogni dono. Si può sorridere al mondo prendendosi cura dell’ambiente in cui ci si trova. Infine, solo ciò che è necessario è una delle più grandi sfide al mondo consumistico e vivere questa frase presuppone un ragionamento su ciò che è veramente necessario e su tutto ciò che, invece, è superfluo.
Sarebbe molto proficuo, a questo punto, coinvolgere anche l’insegnante di tecnologia e quello di arte affinché ogni alunno possa realizzare concretamente il proprio cubo personalizzandolo con disegni ed immagini.
Dopo aver costruito il proprio dado, ogni studente sarà invitato a lanciarlo e vivere concretamente la frase che quotidianamente gli capiterà, tenendo traccia delle azioni svolte in un diario. Ad ogni studente verrà anche chiesto di riflettere sulla propria esperienza personale nell’utilizzo del dado della terra e sugli eventuali cambiamenti che le proprie abitudini hanno maturato. Sarà dedicato ampio spazio alla condivisione delle proprie esperienze in piccoli gruppi e successivamente con l’intero gruppo classe.
Al termine del percorso si può proporre anche l’ideazione di un podcast in cui vengano approfondite tematiche ecologiche e in cui possano essere condivise concrete esperienze creative di come vivere le frasi riportate sulle facce del dado.
Risulta cruciale, infatti, la possibilità di condividere le proprie azioni virtuose con altri, prima in famiglia, poi a scuola o all’interno della propria comunità di fede e poi con la comunità locale e la società intera affinché si possa implementare sempre di più una trasformazione che non viene imposta dall’alto ma concretamente vissuta per raggiungere l’ambizioso obiettivo di modificare gli stili di vita delle persone modellandoli secondo una cultura della cura di se stessi, degli altri e del pianeta.


Alcuni esempi di dadi della terra realizzati con i ragazzi dell’IC 16 di Bologna nell’anno scolastico 2021/2022
[1] Docente IRC nelle scuole secondarie di primo grado Reni (IC16) e Pepoli (IC21), Bologna. Membro della Comunità di Vita Cristiana “CVX – Poggeschi” di Bologna.
[2] D’ora in avanti ci si riferirà all’enciclica Laudato Si’ con la sigla LS.
[3] Francesco, Lettera enciclica Laudato si’, n.19.
[4] Cfr. G. Costa – P. Foglizzo, «Al cuore della Laudato si’: l’ecologia integrale», in Aggiornamenti sociali 8-9 (2015)66, 541-548.
[5] Cfr. M. Prodi, «La nuova umanità alla luce della Laudato Si’», in Rivista di Teologia dell’Evangelizzazione 20 (2016)40, 415-434.
[6] Ivi, 419.
[7] Francesco, Lettera enciclica Laudato si’, n.215
[8] F.J. Alonso, «Dinamismos pedagógicos de la encíclica Laudato si’», in Educatio catholica 6 (2020)3, 166.
[9] Ivi, 167.
[10] Cfr. Francesco, Lettera enciclica Laudato si’, n.220.
[11] L. Buj Vicente – L. Menéndez Monzonís, «La Laudato Si’ como impulsora de la creatividad ed educatión», in Educatio catholica 6 (2020) 3, 175-186.
[12] Cfr. N. Noddings, «An ethic on caring», op.cit., 215-230.
[13] Cfr. Francesco, Lettera enciclica Laudato si’, nn. 10-12.
[14] Ivi, n.3.
[15] Francesco, Lettera enciclica Laudato si’, n.210.
[16] Cfr. Alonso, «Dinamismos pedagógicos de la encíclica Laudato si’», 163-174.
[17] Cfr. Francesco, Lettera enciclica Laudato si’, n.220.
[18] Ivi, n.49.
[19] Ivi, n.73.
[20] Per chi desidera approfondire la storia e le potenzialità del dado della terra può fare riferimento al sito: https://theearthcube.org/it/
