Alla ricerca di parole nuove per una fede comprensibile e desiderabile
Elena Vallara[1]
Abstract
Il cambiamento è parte integrante della storia, il suo motore; Il linguaggio è sempre coinvolto, a volte travolto dal cambiamento. La Chiesa oggi stenta a trovare la via del rinnovamento e il linguaggio ecclesiale riflette un certo immobilismo, specchio di una generale incapacità – o una scarsa volontà – di lasciare andare ciò che oggi risulta irricevibile per l’umano che abita il nostro mondo, di ripensare e ri-dire la fede in modo più comprensibile e attraente, non già per smania di proselitismo ma per continuare a offrire l’annuncio del Vangelo a una umanità che oggi ha tanto bisogno di riscoprirlo. Occorre, ancora e sempre, ripartire da Gesù, dal suo «stile»; riconoscere nel mistero dell’Incarnazione il punto di incontro tra Dio e l’umano di ogni tempo e luogo; assumere che nella voce, nelle richieste più o meno espresse, nei desideri e nei bisogni dell’umano risiede la voce dello Spirito che orienta il cammino dell’umanità e della Chiesa.
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