Fare teologia con le serie tv

L’esempio di Lost

Federico Solini[1]

Abstract

L’articolo intende mostrare come si possa fare teologia a partire da un prodotto della cosiddetta ‘cultura pop’, prendendo come esempio la serie tv Lost. In essa si trovano intuizioni riconducibili al messaggio evangelico e, contemporaneamente, alla condizione dell’uomo postmoderno; per questo motivo è possibile compiere una breve analisi della serie con l’obiettivo di far emergere questi elementi, giungendo infine ad una sintesi che permetta di mettere in luce la ricchezza di significato del Vangelo in rapporto alle domande di senso dell’essere umano. Si sottolineeranno in particolare due necessità: abbracciare un percorso di conversione e riappropriazione del sé più profondo e autentico e mettere al centro la relazione con l’altro, aprendosi all’aspetto comunitario della ricerca della felicità e della salvezza.

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Insegnare con “il cuore sul volto”

Elementi della Teoria Polivagale, di Mindfulness e di Neuroscienze a supporto dell’insegnamento della Psicologia.

Laura Ricci[1]

Abstract

L’articolo, tenendo conto delle ricerche neuro scientifiche degli ultimi vent’anni, mette in relazione alcuni elementi della Teoria Polivagale e della pratica della Mindfulness a supporto dell’insegnamento della Psicologia.
Un’attenzione particolare viene data alla congruenza vitale tra il processo di apprendimento, le materie insegnate e lo sviluppo delle competenze relazionali. Per i futuri insegnanti di religione, per gli operatori pastorali e per gli educatori, queste “competenze di vita” sono fondamentali per creare e coltivare un clima di classe e di gruppo fondati su una modalità consapevole di relazione che renda la speranza di un’emozione incarnata e condivisa. Il lettore viene accompagnato da due coppie di parole guida per comprendere come “indossare il proprio cuore sul volto”.

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L’utopia e la realtà

Alcune riflessioni sulla formazione della persona in una prospettiva antropologica integrata

Nicole Lolli[1]

Luca Sebastiano Maugeri[2]

Abstract:

In questo contributo convergono due riflessioni e due esperienze diverse per approccio e metodo: una filosofico-pedagogica e un’altra psico-motoria.
Il punto di convergenza consiste nel ricercare le radici storiche e teoriche di quelle teorie dell’educazione contemporanee che hanno in qualche modo realizzato le intuizioni pedagogiche ideali e utopistiche elaborate nel passato. Tra queste intuizioni in particolare ricordiamo il ruolo del corpo, del gioco, dell’immaginazione e del simbolo nella trasmissione del sapere e nella conoscenza di sé. Inoltre, nel contributo si cercherà di esplicitare l’antropologia sottesa a queste idee restituendo infine al lettore un primo abbozzo di un approccio globale all’espressione di sé e alla relazione educativa

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Amore ed educazione affettiva nel pensiero di Karol Wojtyła

Giorgia Pinelli[1]

Abstract

Il contributo intende analizzare da un punto di vista pedagogico la produzione filosofico-letteraria di Karol Wojtyła/Giovanni Paolo II, con particolare riferimento al tema dell’educazione all’amore. La riflessione wojtyłana, pur non nascendo in ambito prettamente pedagogico, muove tuttavia da un’intenzionalità dichiaratamente pedagogica e si innesta su un’esperienza educativa concreta. Ciò spiega i suoi molteplici aspetti di originalità, solo in parte esplorati. Tra i “sentieri interrotti”, che nell’opera di Wojtyła meritano ancora di essere percorsi e segnati, spicca certamente un tentativo (filosofico e pedagogico assieme) di giungere ad una definizione di amore, sessualità, affettività in un paragone costante con l’esperienza, accanto ad una visione globale ed integrata della persona. Ne emergono “linee di senso” pedagogico, che nel nostro odierno orizzonte “liquido” possono costituire ragionevoli ipotesi di lavoro, in ordine all’ educazione all’amore delle giovani generazioni.

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Parole di antichi saggi per la formazione dei giovani

Osservazioni su Proverbi 22,17–23,11

Marco Settembrini[1]

Abstract

Il contributo illustra antiche lezioni impartite ai giovani dai saggi dell’antico Israele, tramandate all’interno di una delle sette raccolte di cui si compone il libro dei Proverbi. Con tono confidenziale, alternando argomentazioni a descrizioni, si intende avviare l’adolescente alla giustizia.
Per divenire saggio il giovane deve imparare a riconoscere i diritti del prossimo, persino del più povero, di cui i confini che ne delimitano il campo di proprietà sono il segno più eloquente. I confini che il ragazzo deve vedere nel mondo in cui si muove devono poi rimandarlo a riconoscere i confini in cui egli deve crescere, confini interiori che lo trattengono dal prevaricare in gesti di collera (imparati da compagni esuberanti) e, viceversa, dal precipitarsi con sciocca generosità a sostegno di persone sconosciute. La sapienza si otterrà in un delicato equilibrio di attenzione al prossimo e di attenzione al proprio cuore, nella cura della giustizia e delle proprie passioni.

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