Al momento stai visualizzando Il punto sull’insegnamento della religione cattolica a Bologna

Gian Mario Benassi[1]

Abstract

A quarant’anni dalla revisione del Concordato si esamina lo stato di salute dell’unica disciplina curriculare che, in tutti gli ordini e gradi scolastici, obbliga ad una scelta.
Una disciplina di natura interdisciplinare che in questi ultimi anni ha realizzato una silenziosa ma efficace evoluzione, determinata dalla capacità degli insegnanti di saper intercettare e cogliere, i bisogni degli alunni, dei genitori e della società

In una società secolarizzata come la nostra e in particolare in una città dove i riferimenti alla fede e alla religione sono sempre più soffocati e distratti da altri interessi, sorprende sapere che nella nostra diocesi di Bologna quasi 7 alunni su 10 si avvale ancora dell’Insegnamento della Religione Cattolica (IRC). La tendenza anno dopo anno è quella di un costante calo, però bisogna riconoscere che la materia gode ancora del credito di tante famiglie e studenti. Nel valutare questo dato poi, si considerino anche altri elementi. Ad esempio, tra le possibili alternative all’IRC, sempre più scuole concedono la possibilità di uscire da scuola ed è evidente quanto questa opzione offerta agli adolescenti rappresenti un’attrattiva difficilmente rinunciabile. Anche gli stranieri incidono profondamente su questo dato, considerando che ben il 65% di loro non si avvale. Anzi, è interessante rilevare, al contrario, che uno straniero su tre, pur professando una fede diversa da quella cristiano-cattolica, frequenti l’ora di religione, segno che l’IRC sta riuscendo ad affermare sempre più la propria identità di proposta di carattere culturale e non catechetica.

1. Una disciplina al passo con i tempi

Le spinte per un rinnovamento dell’ora di religione non mancano, dall’esterno ma anche tra gli insegnanti stessi. C’è chi la vorrebbe come l’ora di “storia delle religioni”, chi un’ora di etica, altri ancora vorrebbero che si potesse scegliere tra ora di religione cattolica, musulmana, ebraica ecc. La materia ha comunque già percorso una silenziosa ma efficace evoluzione, determinata soprattutto dalla capacità degli insegnanti di saper cogliere i bisogni degli alunni e della società e resa possibile dalla flessibilità delle Indicazioni Nazionali del 2012 che lasciano molto spazio alla personalizzazione, all’attualizzazione e alla possibilità di individuare delle proposte didattiche interdisciplinari. Generalmente infatti gli Insegnanti di Religione (IdR) affrontano temi molto trasversali come l’inclusione, il rispetto per il creato, l’affettività, la diversità, la solidarietà, il dialogo. Le altre confessioni cristiane e le altre religioni sono poi affrontate sistematicamente in tutte le fasce d’età, dalla primaria in su. Non è azzardato parlare di “plasticità” dell’IRC come una delle prerogative che ha permesso alla materia di rimanere al passo coi tempi.
Certo, non sono mai stati tempi facili per questa materia e tanto meno lo sono ora. Sebbene raramente venga messo in discussione apertamente il valore della disciplina, in molte scuole è spesso oggetto di una considerazione marginale rispetto alle altre materie.
Rileviamo ogni anno numerose scorrettezze compiute ai danni dell’IRC. In particolare, si sta affermando da alcuni anni la consuetudine di accettare la richiesta di modificare in qualsiasi momento dell’anno la scelta di avvalersi dell’Insegnamento della Religione compiuta all’atto dell’iscrizione, sebbene sia possibile farlo solo nel periodo previsto per le iscrizioni al nuovo anno. Inoltre, capita troppo spesso che venga chiesto agli IdR di tenere in classe anche gli alunni non avvalentisi intimando addirittura in alcuni casi di non fare lezione di religione “per non avere noie con i genitori dei non avvalentesi”. Non stiamo facendo riferimento a quelle situazioni emergenziali nelle quali l’improvvisa assenza di un docente richiede lo sforzo collaborativo dei colleghi. La pratica di unire gli alunni che non si avvalgono al gruppo degli avvalentesi sotto la docenza del solo IdR in talune scuole è praticamente prassi consolidata, in particolare ad inizio anno scolastico nell’attesa che le attività alternative vengano avviate.
A dare man forte alla scarsa considerazione della materia, c’è anche l’inquadramento giuridico degli IdR che da ben venti anni non possono accedere allo status del ruolo in quanto non vengono pubblicati concorsi appositi, costringendo i docenti ad un reiterato precariato che agli occhi dei colleghi pone il docente di IRC in una situazione di inferiorità. Finalmente, in questi giorni, a seguito delle firme del Ministro Valditara e del Presidente della CEI Zuppi, il concorso per gli IdR sta diventando realtà e a settembre di quest’anno tanti nostri docenti passeranno di ruolo.
Sulle criticità però prevalgono le soddisfazioni che l’IdR raccoglie in tutti gli ordini e gradi scolastici. Il contesto sociale di Bologna squalifica senza riserve l’insegnante di religione che mantiene un approccio alla materia antico e clericale mentre mostra buona disposizione a chi lavora con dedizione, passione e rispetto per la libertà di pensiero, e non di rado l’IdR diventa un punto di riferimento per gli studenti, per le famiglie ma anche per i colleghi e spesso per il Dirigente. Gli alunni vedono in esso più un educatore che un docente, predisponendoli maggiormente al dialogo e all’ascolto. Anche per questo l’IdR soffre meno del rischio di percepirsi scarsamente significativo nell’esercizio della propria professione.

2. Passione e professionalità

Nonostante un costante calo demografico che nel nostro territorio sta causando una riduzione del numero di classi già rilevabile nei gradi inferiori, è innegabile che l’insegnamento della religione rappresenti anche una grossa opportunità lavorativa nella nostra diocesi in quanto la richiesta di personale docente è superiore al numero di persone che conseguono il titolo idoneo, al punto che il nostro Ufficio IRC deve incaricare docenti provenienti da altre regioni e non di rado chiedere a qualche studente ancora in formazione di assumere l’incarico di supplente annuale. Certo, non per questo si può ricavare che vi sia una consequenzialità tra il raggiungimento del titolo e il posto da docente perché per insegnare religione non è sufficiente aver acquisito le seppur necessarie competenze formative; il mondo della scuola oggi è molto diverso dall’immaginario che ognuno di noi si porta dentro. Oggi il docente di religione deve possedere una fondamentale attitudine all’insegnamento e una notevole capacità di porsi in relazione in modo equilibrato e maturo con gli alunni, i genitori e i colleghi, ben oltre il vissuto personale di anni in cui la correttezza e completezza dei contenuti era l’unico requisito necessario e sufficiente per poter accedere al ruolo di insegnante.
La presenza dei presbiteri e delle religiose tra le fila degli IdR è piuttosto ridotta e quella dei docenti titolari di classe che insegnano religione nella propria classe/sezione è in costante calo, sempre più rimpiazzata da specialisti laici. Anche il titolo di studio con il passare degli anni si sta uniformando perché la laurea magistrale in Scienze Religiose è ormai maggioritaria. Il percorso che gli studenti compiono nei cinque anni di ISSR sta decisamente innalzando il livello di preparazione degli insegnanti, che escono sempre più formati e attrezzati per affrontare le sfide che la scuola presenta.
La formazione in servizio è ormai un impegno indispensabile per i docenti, non solo perché dal 2015 il Ministero l’ha reso sostanzialmente obbligatorio, ma anche e soprattutto perché il contesto sociale, e in esso il mondo della scuola, è in continua evoluzione e tenersi aggiornati è ormai un obbligo professionale ancor più che contrattuale. Il riferimento imprescindibile per il nostro Ufficio IRC è l’Istituto di Scienze Religiose della nostra diocesi “SS. Vitale e Agricola” con il quale è attiva una collaborazione consolidata, fatta di proposte formative condivise e sempre di alto livello. Sono proficue anche le collaborazioni con associazioni che organizzano valide proposte formative, quali ad esempio “Abramo e Pace” e “Arte e Fede”.
A quarant’anni dall’Accordo di revisione del Concordato, l’IRC a Bologna esprime ancora una vivacità non comune, grazie soprattutto alla dedizione, preparazione e passione dei nostri insegnanti di religione, capaci di raccogliere la sfida di una disciplina in continua evoluzione.


[1] Direttore dell’Ufficio Diocesano per l’Insegnamento della Religione Cattolica di Bologna